il figlio del destino
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...a tornare fiamma, incendio.
"No, per niente – rispose secca – avrei bisogno di vederti, devo parlarti. Sono venuta per questo a Roma".
"Va bene – rispose interdetto – ma ho bisogno di un po' di tempo per riorganizzare la mia giornata per gli appuntamenti. Dimmi dove devo venire".
"Sono alla Stazione Termini, ti aspetto tra un'ora al binario 12".
Alberto non ebbe neppure il tempo di ribattere che Luisa aveva già abbassato il ricevitore.
Rimase, per un attimo, pensieroso, dietro la sua grande scrivania. I quotidiani erano ancora diligentemente disposti in ordine di gradimento ma già sapeva che quella mattina non sarebbero stati sfogliati.
Le sue dita iniziarono a tamburellare sull'agenda di pelle rossa e decise di chiamare Carla.
La notizia di dover spostare tutti gli appuntamenti della giornata non fece piacere alla integerrima segretaria, d'altronde, Alberto, era molto abile nel girare le cosiddette frittate: se lei si fosse fatta dare il nome dell'interlocutrice, probabilmente Alberto non avrebbe risposto ed ora non si sarebbe creata quella situazione di totale disordine.
Entrambi sapevano che non sarebbe accaduto ma entrambi, seppure per motivi diversi, dovevano accettare quello stato di cose.
Nel frattempo i minuti iniziarono a volare e le domande, nella ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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