il figlio del destino
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...quasi pallido.
Allontanò di nuovo lo sguardo da quella immagine ed iniziò le operazioni di rito per ascoltare il messaggio.
La voce metallica della segreteria lo avvertiva che essa conteneva tre messaggi.
"Ciao Alberto, sono Luciano, libero questa sera per una partita a tennis?".
Luciano era un amico, di vecchia data, inseparabile quando bisognava fare qualcosa di sportivo. I due uomini avevano condiviso molte cose in passato ed oggi, la moglie di Luciano, provava nei confronti di Alberto una mal celata antipatia. Evidentemente non aveva approvato certe condivisioni ed il timore che il marito potesse ricadere nella rete di "amicizie pericolose" del suo amico, era più forte che mai.
Ma erano più farneticazioni che pensieri e Alberto provò un senso di sollievo nel sentire la voce di Luciano.
Ora, più sicuro e tranquillo di prima, era pronto a sentire il secondo messaggio.
"Ciao, sono Monica, mi spieghi che ce l'hai a fare il telefono se hai sempre la segreteria inserita e non rispondi mai?".
Per Alberto il telefono rappresentava un mezzo per fare telefonare, non per riceverne.
Teoria, ovviamente, non condivisa dalla sua amica che, col trascorrere del tempo, sembrava trasformarsi sempre più in una moglie.
E per Alberto, questi ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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