il figlio del destino
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...avevano reso Paola molto famosa nel quartiere.
"Paola, ho bisogno di una grossa cortesia!" Disse Alberto, irrompendo nel piccolo negozio con l'ardore di un adolescente che sta per compiere qualcosa di eroico, mentre mostrava quel voluminoso fascio di carciofi.
Paola non rispose e accolse quegli ortaggi come un trofeo. Li osservò, li girò, li rigirò, li toccò, sembrava accarezzarli. Alla fine li poggiò sul bancone con la stessa attenzione di un medico mentre si appresta ad eseguire un importante intervento chirurgico.
Il silenzio sottolineava la solennità del momento: si stava creando, generando. La conquista di Alberto sarebbe dipesa da ciò che Paola avrebbe espresso con la sua arte.
Paola guardò silenziosamente Alberto e con la premura di chi non vuole svegliare il paziente, gli suggerì di ripassare da lei dopo 1 ora.
Percorse Via Del Corso, attraversò Via De Condotti orientandosi per il teatro Sistina.
Era il periodo in cui davano "The phantom of the opera". Le musiche erano rese inconfondibili dal quel genio di Webber.
La biglietteria era fortunatamente aperta e Alberto si precipitò nel chiedere due biglietti.
La cassiera, per niente carina, chiese con tono rauco:
"Per quando?".
"Per stasera".
Lei alzò lentamente la testa e facendo sgattaiolare i ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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