il figlio del destino
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...sofferenza forte aveva segnato i lineamenti del suo volto.
Una incomprensibile fretta dell'uomo, interruppe quei ricordi:
"La riconosce?".
Alberto scosse il capo verso il basso, per dire si.
"La posso baciare?" Chiese Alberto, spiazzando il freddo uomo.
"Se mi sta chiedendo di rimanere da solo, sappia che non è concesso", il tono era perentorio, di quelli che danno poche vie d'uscita.
Nonostante l'ordine impartito, Alberto si rese conto che l'uomo si allontanava da lui, pur rimanendo nella stanza.
Alberto si chinò su quell'immobile corpo e la strinse forte a sé, non dimenticando la cintura.
L'uomo allontanò con particolare veemenza, ma Alberto, nel frattempo, con abilità alla Arsenio Lupin, era riuscito a sfilare la cintura dal tailleur di Luisa e riporla nella tasca destra. Alberto tremava come una foglia nel firmare il foglio di riconoscimento, ma la domanda era sempre la stessa: come era morta Luisa?
Solo l'autopsia avrebbe chiarito la causa del decesso oppure quella misteriosa lettera nascosta nella cintura. Ma questo, al di fuori di Alberto, non lo sapeva nessuno.
Ora aveva voglia di lasciare quel luogo, voleva non ricordare che lì c'era Luisa, al buio.
Doveva leggere assolutamente, al più presto la lettera e si incamminò velocemente verso casa. Nella ... [segue »]
dal libro "Il figlio del destino" di Bartolo Fontana
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