Scritto da: Pino Conte

La Bella e la Notte

Capitolo: 3 - Occhiate

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...complici (come detto). A distanza di sicurezza dal palco, e dalle prime file di tavolini e divanetti, plafoniere larghe e quadrate, incassate nel soffitto, diffondevano luci di colore rosso, giallo, blu, nell’ordine, che si ripeteva fino a coprire l’intera superficie periferica del locale. Nella parte centrale, regnava incontrastato il grigio scuro. In aria restava sospesa la polvere, in miriadi di pagliuzze. Fuori del Club, la miriade in sospensione era fatta di fari delle automobili che scendevano sul Lungomare, o che lo risalivano; una strada dritta e lunga che si perdeva nel buio della notte, quando terminavano i lampioni gialli della pubblica illuminazione ai suoi lati, e l’occhio umano non riusciva più a tenere d’occhio i fari delle autovetture, troppo lontane. Sotto il mio muso, ma a distanza abbordabile (poche decine di metri), le lampade montate sulle barche uscite per la pesca di notte illuminavano il fondo del mare, e ne attiravano il pesce, che veniva raccolto nelle reti e tirato a bordo dai pescatori. I miei orizzonti erano limitati?, erano il profilo in acciaio del bar, ed il profilo in legno del palco, al Jazz Club, dove mettevo piede ogni sera, tutte le sera. M’assaliva il dubbio, ma era sufficiente ... [segue »]

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