Scritto da: Pino Conte

La Bella e la Notte

Capitolo: 3 - Occhiate

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...la pellaccia. La mia era la vita di naufrago, perso negli oceani degli imbrogli umani. Imbrogli che s’estendevano fino al pavimento nero del Jazz Club, sul quale le onde piatte e lente della riva si allungavano, fino a sommergerlo di un paio di dita, per poi ritirarsi, seguendo il ritmo stanco e lungo della risacca. Il mare buio della notte, su cui planavano le strisce di luce lanciate dal faro, su cui galleggiavano le navi all’ancora nella baia, si confondeva con i lastroni di marmo scuro che pavimentavano il Club; al JC, i rettangoli di marmo inghiottiti dalla penombra facevano il paio con gli specchi di mare inghiottiti dalle tenebre, oltre la strada. Orizzonte limitato, io? Al contrario, i miei orizzonti erano sconfinati, s’infilavano di soppiatto nel JC, e venivano a solleticarmi la punta del naso. Non era necessario salire in barca e salpare, per andarli a cercare; erano loro che venivano a cercare me, fin dentro il locale, dove mi trovavano, regolarmente. Per scartarmi sul tavolo la sorpresa che non m’aspettavo L’infinito ad un metro dal mio Martini, la sorpresa a portata di mano, la soluzione a portata di vista, soluzione che mi sfuggiva, la mia lampada del raziocinio ... [segue »]

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