Per la Garner "Peppermint" sta ad "Elektra" (2005) come per la Theron "Atomica bionda" (2017) sta ad "Æon Flux" (sempre 2005): c'è un'età anagrafica e biologica dopo cui non è più credibile interpretare personaggi d'azione (peggio: in un revenge movie). Si chiama invecchiamento. E l'ex signora Affleck non va confusa con la quasi omonima Garnier anti ageing cream.
Tema spinoso e complesso affrontato con vergognosa semplificazione, che la superficialità yankee e chi ha vissuto una simile esperienza, a cominciare dal regista, gradiscono quant'un orsacchiotto per orfanelli. Family movie degno della Disney, se Anders avesse avuto la furbizia d'aggiungere la frase risolutiva del momento, "È complicato", sarebbe stato candidato agl'Oscar®.
"Instant-sequel" con vacua parvenza di satira o parodia quando la realtà ha di gran lunga scavalcato l'incubo peggiore. Meschino far credere che la soluzione possa risiedere nell'appellarsi al "Candide" (Voltaire, 1759) di turno. Il cupo pessimismo de "L'ora legale" (Ficarra e Picone, 2017) n'esce rivalutato.
Si sarebbero potuti limitare i tecnicismi, si sarebbe potuto vedere (dove?) il documentario sulla stessa persona, si sarebbe potuto girare un film formalmente rivoluzionario com'il suo contenuto, si sarebbe potuto fare un biopic sulla prima donna (conservatrice), e non sulla seconda (democratica), nominat'alla Corte Suprema. Nel frattempo si può godere d'"Una giusta causa", prodotto hollywoodiano per una volta al servizio d'una storia non indecente.
L'impatto emotivo provien'ancora dai trucchetti di Zemeckis sulla scemenza della seconda chance tramite viaggio temporale. Speravo che, dop'il fallimento persino di Brian Greene con "Déjà Vu" (Tony Scott, 2006), qualcuno avrebb'avuto il buon senso nonché l'umiltà per il recupero degl'insegnamenti forniti dalla filosofia e teologia del tempo: l'unico modo logico per cambiare davvero lo status quo è semmai la reversione del flusso cronologico. Ma geni come Klimov ("Va' e vedi", 1985) sono più unici che rari.
Il film sta per diventar'il maggior incasso nella storia del cinema, e lo sta per diventare poiché è un eccezionale segno e sintomo, semiotico e semeiotico, di quest'epoc'allo sbando. La coazione a ripetere, la recidività nell'errore logico mostruoso lasciano basiti: si torn'ad affrontar'il concetto d'onnipotenza e di nuovo nella forma più perversa immaginabile. Se in "Infinity War" essa veniv'usata per dimezzare gl'esseri viventi nel cosmo invece che per raddoppiare le risorse a disposizione, stavolta è concess'il bis con Stark che muore uccidendo Thanos. Siamo addirittura oltr'il c.d. "raddoppio del negativo", alla sua triplicazione. L'ipotesi che Stark poss'usare l'onnipotenza per salvare se stesso e redimere Thanos e la sua armata, ossia l'ipotesi dell'apocatastasi com'evento soteriologico universale, non è mai presa in considerazione e la si lasci'ammuffire nei libri seri di spiritualità. Bene, bravi, Tafazzi forever.
Quasi un capolavoro: Hancock riprend'il Dillinger di Michael Mann ("Nemico pubblico", 2009) e lo mixa con la prima stagione di "True Detective", eliminando certa gigioneria di Pizzolatto e conservand'il ruolo di loser per la coppia di Rangers. Fa ribrezzo leggere la critica che blatera di cinema reazionario, conservatore, anti-progressista quand'è la prima ad avere la tastiera insanguinata supportando lavor'infami. A tutt'oggi il miglior film Netflix.
L'inizio è una bomba solo fittizia: un 12enne accusa legalment'i genitori per averlo messo al mondo. Fosse davvero una condanna della deiezione/Geworfenheit/thrownness, anch'i genitori sarebbero delle vittim'e il problema si sposterebbe sulla genitorialità come ruol'acquisito e non ontologico. Oliver Twist, Antoine Doinel e Bruno Ricci son'una cosa, bogomili e catari/albigesi ne sono un'altra. L'equivoco si chiarisce nell'arco delle 2 ore durante le quali prend'il sopravvento l'analisi socioeconomica, etnocultural'e geopolitica: la regista è sposata con due figli e ci tiene a certi distinguo radical shit alla Buscetta/Bellocchio.
"Siamo stati un po’ troppo superficiali ad affrontare delle cose, le abbiamo fatte e questo ha portato a una crisi in cui abbiamo detto: ‘Prendiamoci una pausa’. Nel corso di questa pausa io ho fatto questo film, Giacomo ha fatto teatro e Giovanni ha scritto un libro", ha detto Aldo Baglio. Futuro roseo, dunque, dopo che s'è preso l'edificante briga di rispolverare gag sulle scorregge. Adesso, però, anch'i rutti.
Nel 1990 Gore Vidal, presidente della giuria veneziana*, sì comportò come molti oggi con questo lavoro pseudoregistico, e fece scàndalo con un'"opinione fragilissima, ai limiti del ridìcolo" (Beniamino Placido: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/09/22/venezia-scatenata-la-vendetta.html). Tarantino miglior storyteller e grande letterato? Allora pubblicasse direttamente le sue sceneggiature, se non sa (più) trasformarle in cinema col suo codice diverso, quello audiovisivo ch'esige "instant cult", inquadrature e sequenze che dovrebbero scalfire il c.d. immaginario collettivo, mentr'in questo caso dopo metà film, visto (ascoltato?) il monologo di DiCaprio, mi son'addormentato. La smettesse di citare e ricordare soprattutto "The Big Sleep".
*Questa notizia non è presente nelle voci di Wikipedia a lui dedicate.
Il film sta per diventar'il maggior incasso nella storia del cinema, e lo sta per diventare poiché è un eccezionale segno e sintomo, semiotico e semeiotico, di quest'epoc'allo sbando. La coazione a ripetere, la recidività nell'errore logico mostruoso lasciano basiti: si torn'ad affrontar'il concetto d'onnipotenza e di nuovo nella forma più perversa immaginabile. Se in "Infinity War" essa veniv'usata per dimezzare gl'esseri viventi nel cosmo invece che per raddoppiare le risorse a disposizione, stavolta è concess'il bis con Stark che muore uccidendo Thanos. Siamo addirittura oltr'il c.d. "raddoppio del negativo", alla sua triplicazione. L'ipotesi che Stark poss'usare l'onnipotenza per salvare se stesso e redimere Thanos e la sua armata, ossia l'ipotesi dell'apocatastasi com'evento soteriologico universale, non è mai presa in considerazione e la si lasci'ammuffire nei libri seri di spiritualità. Bene, bravi, Tafazzi forever.
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