Scritto da: Dolcemente monello
in Diario (Esperienze)
Attese senza tempo, lenta agonia il cuore scoppia, una platina di tristezza ti avvolge in un pieno d'amore lontano svanito nel tempo.
Composto mercoledì 8 febbraio 2017
Attese senza tempo, lenta agonia il cuore scoppia, una platina di tristezza ti avvolge in un pieno d'amore lontano svanito nel tempo.
La vita è un po' come una porta: puoi restare al di qua, ancorata ad un passato. Puoi restare ferma sulla soglia, ad aspettare, forse invano, che qualcosa busserà. Oppure puoi varcarla, per andare incontro al tuo futuro.
È rarissimo che al momento opportuno si trovi sotto la mano di Dio un grande uomo per effettuare una grande azione ed ecco perché, quando per caso si verifica la provvidenziale combinazione, la storia registra subito il nome dell'uomo eletto e lo raccomanda all'ammirazione della posterità.
Quando invece è il diavolo che s'immischia negli affari umani per rovinare un'esistenza o rovesciare un impero, è molto raro che egli non abbia immediatamente a sua portata un miserabile qualsiasi, al quale basti soffiare una parola all'orecchio per deciderlo a mettersi subito alla bisogna.
Non pensare che sia sempre tutto nero. Arriverà anche per te un bell'arcobaleno, basta guardare con ottimismo la vita e vedrai, proverai presto una gioia infinita.
Aspettati dove nessuno viene a cercarti, non perdere mai l'incontro con te stessa.
Si dice che il dialogo sia fondamentale. Oggi ho capito che anche parlare, essere sinceri, dire le cose come sono serve a poco. Stanca di essere sottovalutata da "buona". Io vivo in un mondo a parte e forse è un mondo dove c'è posto solo per me. Muori, rinasci e ti massacri di fatica per aprirti ancora, fidarti e ti accorgi che serve solo a farti morire di nuovo.
A volte vorrei fuggire dal mio mondo, lasciarmi dietro malintesi, litigi, tutti i problemi che mi circondano quel senso di vuoto che c'è quando nessuno riesce a capire tutto quello che io sento dentro. E allora esco, cammino cammino lascio che il vento mi rinfreschi pensieri! Una boccata d'aria nuova un poco di ossigeno per la mente. E quando sento tornare la calma, rieccomi pronta a riaffrontare la vita di sempre.
Ricordo come fosse ieri (sento di appartenere all'ottocento) quel cambiamento decisivo avutosi in ambito sociale con l'avvento della rivoluzione industriale tra il finire del xviii secolo e gli inizi del xix, quando alle molte donne, relegate per anni ai ruoli marginali e private sovente della necessaria dignità, venne concessa la possibilità di entrare nel circuito produttivo. Il lavoro occupava gran parte della giornata, sottraendo ore preziose da dedicare alla prole, sempre più abbandonata a se stessa.
In quest'ottica qualcuno inizia a cercar soluzioni idonee per sopperire alla sempre più crescente mancanza d'affetto ed alla elevata mortalità infantile dovuta ai numerosi abbandoni.
Nascono i primi "rifugi" infantili in Inghilterra: le Dame School!
Altri tentativi si ebbero in Italia (Scolette e custodie a carattere religioso) con l'istituzione di luoghi che all'accoglienza dei fanciulli affiancavano un tentativo di alfabetizzazione. In Alsazia bisogna ricordare "il ricovero dei bambini" nato sempre alla fine del'700 ad opera di Oberlin, pastore protestante che per la prima volta sottolinea l'importanza del gioco da unire ad una sana attività di giardinaggio.
La svolta decisiva si ebbe, però, nella metà degli anni 50 del xix secolo quando si prese coscienza delle reali necessità Pedagogiche ed educative da attuare necessariamente per migliorare il contesto sociale del tempo, ancora molto arretrato su svariati aspetti.
Nasce la figura del Pedagogista che potrei sintetizzare in tal modo: più istruzione, più cultura, più formazione.
Un mio grande "idolo", studiato con particolare attenzione ed interesse è stato il mitico federico froebel il quale, grazie all'intuito ed alla infinita passione per i bambini, fonda il giardino d'infanzia. Oserei dire, se permettete..., un mix unico fatto di gioco, passione per la natura, socializzazione positiva (generata dalle prime due).
Il gioco è fondamentale per la crescita del bambino perché lo avvia alla società, al rapporto umano, al rispetto delle regole (il gioco necessita di regole), stimola la fantasia, fa scoprire l'essere più vero che c'è in noi. Il gioco è vita! E la natura è scoperta sempre nuova, che ci porta al contatto con l'invisibile, con tutto ciò che si trova oltre il visibile. È cosa necessaria, a mio avviso, far riscoprire al bambino un nuovo modo di porsi nella società, togliendo di torno innanzitutto quegli aggeggi infernali che sono i prodotti tecnologici! Il bambino deve vivere la società in prima persona, giocando, simpatizzando con gli amichetti, imparando a guardare il prossimo suo negli occhi. S'è persa l'abitudine di guardarsi negli occhi perché non sappiamo più guardarci dentro, presi da una tecnologia che avanza senza lasciar spazio al rapporto umano dove a parlare non è un videogioco, ma un cuore fatto di carne e spirito.
I bambini ci chiedono aiuto, i mal di testa sono in aumento, le depressioni infantili ancor più, ma molti non domandano a se stessi il perché!
Aiutiamoli a crescere senza vizi né costrizioni, ma con infinite virtù, generosità e rispetto in cuor; ricordando l'esempio di illustri Pedagogisti come Froebel, Giovanni Enrico Pestalozzi, Maria Montessori, le sorelle Rosa e Carolina Agazzi;
senza dimenticare il nostro amatissimo Papa Francesco.
Buongiorno.
Mi precipito a scrivere un pensiero - (siete arrivati appena all'inizio di questa lettura, e apro la presente parentesi, solo dopo aver concluso le prossime frasi, create dagli stralci di quei pensieri che mi sembravano interessanti, in una prima luce tra uno spiraglio, che un carpe diem non ha acceso) - però sfuggirà quasi interamente a questo foglio e alla mia stessa mente; è solito sfuggire quanto dell'acqua raccolta, che non si fa rinchiudere mai. I pensieri si disperdono come gocce nel mare. Un errore di battitura corrisponde a una via della memoria sbarrata di fronte al futuro che "era" o sarebbe stato. Lo definirei un lapsus "di tempo".
Detto altrimenti, meno in sintesi personale, c'è un solo tempo ovvero una sola occasione per far avvenire o accadere qualcosa, come la scrittura sia teorica che pratica di un pensiero. Quindi pare esserci una parte infinitesimale di tempo per ogni cosa. Il resto, che non rimane nella memoria, si perde nell'oblio di strade interrotte, sul nascere. Anche se qualche pensiero, poi può riemergere.
In effetti proprio adesso, non ricordo più.
Le emozioni, piccole o grandi che siano, non si misurano mai in parole, né in gesti, né in impressioni approssimative, né in discorsi, che seppur ben elaborati, non renderebbero l'idea di ciò che proviamo sottopelle. Le nostre emozioni sono antenne con cui captiamo quello che ci circonda e che accade dentro di noi; nascono da quella parte ancestrale che si trova oltre la montagna della razionalità, ma ciò che le rende straordinariamente affascinanti è che ognuno di noi le percepisce in modo del tutto personale, cosa che ci rende davvero unici. Sono come le onde del mare che non sai mai da dove provengano, dove finiscano, dove ti condurranno, sai solo che frizzano come bollicine in un tramestio tra incanto e vigore, riempiendo il nostro cuore fino a farci sentire ubriachi di vita.