Poesie personali


Scritta da: Iris Vignola
in Poesie (Poesie personali)

Sospesa a un filo di seta

Sospesa a un filo di seta, detergo l'aurora,
togliendo quel velo notturno che copre il suo volto,
vorrei che nascesse un po' prima del tempo.
Farfalla improvviso, dal bozzolo uscita.

Sorelle frementi, m'accolgon tra loro, ruotandomi attorno,
invidio il fregiarsi costante dell'ali sgargianti,
s'un volo saccente, mischiante color su colori,
regine onorate dai fiori, del mandorlo e il pesco.

Leggiadro, quel vibrar su stelo, poliedriche vesti,
il misero baco ognor l'ha lasciato,
s'è spento, di trasformazione, fatal desiderio,
ha ucciso, la femmina, i biechi suoi panni.

Dissolto s'è il filo di seta, s'è scinto il cordone,
la fervida immagine, rapito ha la donna,
s'effigia dell'ali nascenti, a stregua dell'esser farfalla,
di nascer or ora, s'inoltra nel folle pretesto,
per far quel che sente la mente, ispirato dal cuore.
Composta venerdì 4 marzo 2016
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    Scritta da: Iris Vignola
    in Poesie (Poesie personali)

    A librarsi nell'aria, su... in alto

    Incedendo sì piano su rena bagnata,
    i suoi piedi imprimevano l'orme
    da cui rifluiva, sovente, dell'acqua salata.

    Attendeva l'arrivo fremente dell'onda,
    su cui spuma leggiadra,                                                                                                                                              sbocciando, adornava,
    ch'appariva dissolversi al tatto.

    Innalzava lo sguardo più in alto del cielo,
    perso nella sua muta preghiera
    atta a chiedere venia al suo Dio.

    Se il desio del creato dinanzi
    le rapiva la mente
    e l'effluvio, sì acre, i suoi sensi.

    Se dal cuore esondava l'amore,
    per quel mare ch'amava d'immenso
    da mancarle, al pari del fiato                                                                                                                                                   e di cui recepiva il respiro.

    Se ancor percepiva il rimpianto
    d'aver tutto quel ch'agognava, sì tanto,
    all'inverso d'un paio di diafane ali.

    E se il vento arrecava quel canto
    nel sfiorar l'impalpabile corpo,
    suscitandole brividi intensi...

    Smoderato l'incanto, a quel mare,
    il suo Padre Celeste avea dato.
    Non potea darle torto, se tardava a tornare.
    A librarsi nell'aria, su... in alto.
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      Scritta da: Iris Vignola
      in Poesie (Poesie personali)

      Se d'amor è costellato

      Dedalo di tombe, sì squallide e penose,
      abbandonate, nel correre del tempo, che l'ha inasprite.
      Colgo espressioni vive,
      da immagini ingiallite di volti antichi.
      Sguardi sfocati,
      che celan l'incognito movente d'esser vivi.

      Immaginarie salme sconosciute, cinte in sepolcri,
      testè pregnati sol di cenere sbiadita.
      L'essenza, invero, s'è dipartita,
      dall'ultimo sospiro della vita.
      Quesiti sorgon, in veste di pensieri,
      pur privi di sentenze giuste, ma sol di presupposti.

      Colei... colui, che fu materia, tessuta d'impeto d'amore,
      lo alimentò, in vita? Ne fece la sua bibbia, il suo volere?
      Tal labbra, ormai più rimembrate,
      ch'han gli angoli ch'atteggiano sorrisi,
      quant'amore, allor, hanno donato?
      Di quanto, altresì, parlato?

      Il vento del silenzio cela storie, che narran di vissuto e di rimpianto,
      per quel che non è stato, di morte e di rancore,
      di gioia e di dolore,
      seppur, innanzi tutto, dissolva il velo nero da quel canto,
      che s'alza, dalla terra in ogni dove,
      circuendo ogni cuore solitario,
      per riversarci amore, sgombrando l'ombra nera del livore.

      Bene sempiterno e imperituro male,
      in lotta solitaria, senza scampo,
      leggendario, il lor fluire antagonista, nella gara del potere,
      di cui saggi son i tumuli,
      che ognor san quel ch'è vero,
      ciò ch'era stato scritto, dal principio.
      Peccare, al pari di sbagliare scelte esistenziali.

      Debole, la carne, si flagella infine,
      tuttavia, divien, perdono, l'essenziale,
      se, d'amor, è costellato,
      qual prospetto di ricchezza universale,
      che non lascia nulla al caso, ma s'è fuso,
      nel plasmare l'entità, quale fulcro del concetto d'esistenza,
      coniugata alla luce dell'eterno.

      Ingiunge, la coscienza, nell'attuar le scelte,
      sian esse grame o giuste, al suo parere,
      falsato, talune volte al cuore, che, di rimando,
      brama affrancarsi, dall'assoggettarsi,
      s'è posto in discussione, cosicché ribellarsi,
      ponendosi al comando,
      onorando l'amore.
      Composta sabato 9 aprile 2016
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        Scritta da: Iris Vignola
        in Poesie (Poesie personali)

        Illustro giorni

        Carpendo sfumature iridescenti
        dai colori che natura ci ha donati,
        illustro giorni,
        variopinti e ghirlandati,
        dai toni sussurrati dal desio
        dell'io nascosto,
        tralasciando il tinteggiar oscuro
        del grigio e nero.
        Incetta fa, la speme,
        di giorni alternativi
        di dì sognati e mai visti innanzi,
        di ore beneamate,
        che nutrano il presente,
        dacché, del mio futuro,
        non sappia ancora niente.
        Illustro giorni vaghi,
        dal cuore di farfalle,
        che volino soavi
        e lascino i lor strali,
        su note di violino,
        o d'arpe celestiali.
        Composta martedì 17 maggio 2016
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          Scritta da: Iris Vignola
          in Poesie (Poesie personali)

          Desideri

          Nascondeva lacrime innocenti, tra radicate infamie,
          mostrando denti bianchi, in sorrisi smaglianti ed ammiccanti.
          Pertugi, nella mente, circuivano pensieri,
          simulando desideri, luccicanti come stelle,
          ancorate a quel suo cosmo irriverente,
          prigioniero d'ombra d'un disdicevole degrado
          del suo alter ego, di quella che faceva e non pensava niente.
          Di colei che rifiutava e viceversa, la sua parte di coscienza,
          che tesseva, ricamava, rifiniva una vita alternativa,
          rammendando solitudine e squallore, in vuoti enormi,
          con l'ago di pazienza ed il filo di speranza.
          Desideri impertinenti, timorosi di svanire, essa cullava,
          fra lenzuola spiegazzate, che grondavano sudore,
          corpi ignudi, misti a umori e ad odori, in rapporti sempre uguali.
          Mille amanti frettolosi, mille volti sconosciuti,
          non colmavano il ricordo di quell'ora ch'hanno avuto,
          nel lasciar la propria impronta, poi dissolta, in un minuto,
          sopra il letto saturato del veleno del peccato,
          fomentato dal martirio d'un orgasmo esasperato.
          Desideri irrefrenabili e impetuosi,
          affrancatisi da pene del suo viver licenzioso,
          sconfinando e rinnegando ogni traccia di serpente
          che, strisciante, rifugiava nella tana bistrattata
          e infecondata, dall'amore ripudiato e crocifisso.
          Desideri ch'hanno vinto,
          nello smetter di giacere fra le braccia di nessuno
          e nel cogliere il volere, quel recondito, sol uno,
          quel dettato dalla voglia di riscatto del suo ego,
          nel riflesso d'esistenza, intrappolato, in quel laido passato.
          Composta giovedì 9 giugno 2016
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            Scritta da: Iris Vignola
            in Poesie (Poesie personali)

            Luce di speranza

            Avanzo lentamente, solcando strade in città stinte, aridi deserti,
            attorniata d'altri, percependo fatalmente d'esser sola,
            tra solitudini diverse.
            Su passi d'affannante gente smarrita, arranco la salita con fatica.
            Scomparse ormai pianure e pur discese,
            come per ogni essere pensante, al quale han tolto molto... tutto... La luce di speranza.
            L'umanità s'è persa, tra 'l deserto del domani, oceano di sabbia fautrice sol d'inezia.
            L'odore della morte, ch'opprime il cuor e nari,
            seguente a cruenta sorte, sì avvallata dal male, crea disperati.
            Sanguinaria, ancor grida la belva ancestrale,
            ch'ha fame di carne, nonché sete di sangue.
            Grida disperse s'elevano al cielo, racchiudenti intrinseche preghiere
            rivolte al Padre oppure al Figlio, che taluni all'inverso bestemmiano.
            Nel seguir ombre sconosciute,
            calpesto lor orme su terra brulla, su cui germoglia unicamente il nulla.
            Riecheggian voci lontane tra fasti passati, echi di gaudio e di risa già udite.
            Tremulo, 'l fuoco dell'amor fraterno si consuma,
            per spegnersi a un impercettibile alito di vento o a un sospiro.
            Respiro indifferenza tra rovine,
            la brama di potere ha reso l'uomo infame, senza confine alcuno.
            In cambio di danaro baratterebbe tutto, persin la propria madre.
            Caduca volontà, creder ch'esista un avvenire!
            I martiri s'arrendon senza porre resistenza; prona la vita a reclamar la lotta,
            purtroppo par invana la richiesta, resta sospesa, tra barlumi di paure.
            Riarse labbra celano sorrisi, dagli occhi gonfi 'l pianto scava solchi sulle guance,
            la folla delirante chiede pane ed esistenza vera.
            Le voci son riunite in un coral brusio sommesso,
            ch'intona un inno ch'ha sapor di prospettiva, univoca la voce ch'or s'alza dal deserto.
            Nel mentre l'orizzonte s'è imbrunito,
            il vento testé alzato spira forte e disperde or or la sabbia d'apatia.
            Scoprendo ciò ch'aveva sotterrato
            ravviva allor la fiamma di speranza, innegabilmente mai del tutto spenta.
            Composta lunedì 23 novembre 2916
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              Scritta da: Iris Vignola
              in Poesie (Poesie personali)

              La monaca

              Scioglieva i suoi capelli lunghi e neri,
              soggiogata da litanie, nenie diffuse,
              allorquando li spezzava, in un sol colpo,
              donando chioma, alla lucente lama.
              Brandelli caduchi,
              rendean tappeto l'ore infrante,
              taglio netto ad un nobile vissuto,
              in agonia prostrata. straziata,
              seguente a scelte d'altri,
              dal bieco sapor di costrizione.
              Un solo istante... l'esistenza, in un minuto,
              s'ea ritirata tra cinta di clausura,
              orazioni cantilenanti e ceri accesi, sagome scure su immacolati muri.
              Angusti corridoi... Segreta e uggiosa cella accogliea carne fiorente,
              vitale ed infuocata, dal desio del peccato,
              a tramar l'incontro e copulare, nell'anelata ombra,
              recante luce a figli, nati e persi, sovente mai bramati.
              Tormentato amore disperato, esasperato da simboliche catene,
              sortite dalla mente d'un infido tiranno,
              che padre s'appellava, di giovinetta ignara,
              la monaca che si macchiò d'infamia, in tempi andati.
              Composta mercoledì 20 luglio 2016
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                Scritta da: Iris Vignola
                in Poesie (Poesie personali)

                Se musica fosse il mio nome

                Allietata a inventar melodie,
                come strali sinuosi,
                sprigionandole all'erte colline, ch'incontrano valli,
                ne riempiano fiumi e torrenti,
                nel scrosciar dirompente dell'acque,
                gorgogliandole ai boschi silenti,
                come fosser carezze innocenti.

                E ad effonderle ai prati, irrorandone i fiori,
                che sappian cantare il sussurro di miele,
                olezzo fluente nel vento,
                dell'etere, sospiro corroborante.
                Proverei a ricercar sinfonie voluttuose,
                d'accordi coese,
                sulla scia dei gabbiani garrenti.

                Stridori possenti, nel volerle imitare,
                per vestirne la brezza, volando sul mare,
                dando agio alle note che forgino il canto,
                che sol lui sa intonare, col suo far fascinoso,
                lo sussurri alle onde, in quel lor fluttuare
                ed illuda ancora la rena,
                che non abbia a finir nel fondale.

                Sognerei di scoprir l'equilibrio d'un ritmo armonioso,
                di cui cingermi in fretta a plasmar lo spartito,
                per non farlo sfumare
                e vibrarne le corde d'un piano o un violino,
                che mi elevino in alto,
                oltre i monti imbiancati, sui cieli,
                a donar le mie note alle arpe suonate da dita divine.

                Se Musica fosse il mio nome...
                per danzar nella sfera celeste,
                angelica come nessuna,
                nel flusso sgorgante di mille assonanze...
                Sarei Musica Eccelsa.
                Composta martedì 1 marzo 2016
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                  Scritta da: Animals
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Mio eterno

                  Mi guardo
                  non sono io
                  sono quella che sono diventata
                  ho paura

                  piango, vorrei urlare, vorrei avere qualcosa
                  qualcuno
                  ma metto a posto i capelli
                  e sono ancora io

                  fragile, spaventata, triste
                  nessuno c'è e nessuno ci sarà

                  ho paura
                  bisogna combattere, bisogna risorgere

                  non mi riconosco, cosa sono, chi sono?
                  Le lacrime scendono, grazie
                  risorgerò
                  esisterò ancora?
                  Composta venerdì 16 dicembre 2016
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                    Scritta da: Rosa Di Fraia
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Il tempo passa e non torna più

                    Quante volte
                    ci siamo chiesti
                    di non aver dato abbastanza
                    oppure pensare qualcosa che ci manca
                    e lo abbiamo trattenuto col pianto
                    un dono un gesto o una carezza
                    piccoli gesti che forse
                    avrebbero cambiato in qualche modo
                    chissà chi chissà cosa...
                    siamo sempre troppo indaffarati
                    a cercare altrove
                    ma poi tralasciamo
                    attimi incompiuti
                    che non ritorneranno più
                    pensare di essere in credito
                    ma il tempo è quel che è
                    prende e non lascia.
                    Non tratteniamo un emozione
                    che ci rende ricchi nel cuore
                    la mancanza di
                    quel bacio non dato
                    quell'abbraccio mancato
                    quel ti amo affrettato.
                    Siamo sempre così occupati
                    che non ci accorgiamo
                    il tempo passa e non torna più.
                    Composta venerdì 2 dicembre 2016
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