Non so con precisione perché il professor Rheit abbia parlato di lamento; tuttavia devo dire, pur non conoscendo il marziano, che si coglie nel ritmo della composizione una certa qual crescente insoddisfazione. Questa sensazione potrebbe avvalorare l'ipotesi, sostenuta da altri studiosi, secondo cui si sarebbe trattato di un mantra rituale propiziatorio per soli iniziati, destinato ad essere ripetuto con tono grave e cantilenoso, alla maniera tibetana, in ogni circostanza dolorosa o comunque poco gradevole.
Quanto ai due versi finali, che in effetti appaiono alla nostra percezione terrestre come un'esplosione di risate, se ben vedi si tratta della ripetizione di tre versi antecedenti della composizione, evidentemente ritenuti essenziali alla trasmissione del messaggio. Ma è anche possibile si tratti di un'aggiunta di epoca posteriore: giacché la composizione, senza quegli ultimi due versi, apparirebbe molto più equilibrata nella sua mirabile struttura.
Quanto ai due versi finali, che in effetti appaiono alla nostra percezione terrestre come un'esplosione di risate, se ben vedi si tratta della ripetizione di tre versi antecedenti della composizione, evidentemente ritenuti essenziali alla trasmissione del messaggio. Ma è anche possibile si tratti di un'aggiunta di epoca posteriore: giacché la composizione, senza quegli ultimi due versi, apparirebbe molto più equilibrata nella sua mirabile struttura.