Molto bella, sia dal punto di vista estetico, sia dal punto di vista etico, che è ciò che più conta.
Chi sa cos'è l'amore, per prima cosa rispetta l'amore altrui.
Un amore che finisce è un dolore di per sè, anche se non ci tocca da vicino; ma se finisce per causa nostra, è un delitto.
IL GIOCO DELLE PERLE DI VETRO
Mi permetto di entrare in questa affascinante discussione tra persone che cercano, perché sin da quando ho avuto uso di ragione ho cercato sempre in questa direzione, e qualcosa credo di aver trovato.
Il problema di Vincenzo, a quello che mi pare di capire, riguarda l'apparente conflitto tra l'essere, cui si perviene sia razionalmente che con il cuore, e il divenire che appare. In una parola, l'antinomia tra Eraclito e Parmenide.
Orbene, mi pare evidente che questa antinomia non può essere risolta dalla scienza, perché la scienza indaga il divenire, non l'essere. E dunque è di parte. Si colloca nettamente dalla parte di uno degli elementi dell'antinomia (Eraclito): tant'è che ogni fenomeno fisico viene studiato quanto al suo evolversi nel tempo; e il tempo è appunto nient'altro che il divenire stesso, antitesi per antonomasia del concetto di essere.
Il disagio, per chi cerca (e sente) l'essere e dunque Dio, diviene ancora più stridente per via dei successi che la scienza moderna consegue nell'interpretare e nel prevedere l'evolversi della realtà fenomenica.
Per risolvere il problema, occorre innanzitutto rivisitare il concetto di tempo. Ma, per farlo, bisogna, ancora più a monte, porre l'Essere sul suo giusto piano.
La geniale intuizione di Parmenide ("l'essere è e non può non essere"; "l'essere è, il non essere non è") sembra uno scioglilingua, ma reca in sè implicazioni esplosive, anche al giorno d'oggi. Parmenide ci dice questo: che non può darsi che un qualcosa sia e non sia. Viceversa, la nostra esperienza ci mostra che, con la mediazione del tempo, tutto è e non è. 100 anni fa, nessuno di noi esisteva; molto probabilmente, tra 100 anni, nessuno di noi esisterà. E questo è razionalmente contraddittorio. Ciò che è stato, anche per un solo istante, è e basta, perché ha partecipato dell'essere, e dunque non può "mutarsi" in non essere.
Da questo “scioglilingua” di Parmenide derivano dunque le seguenti conseguenze:
1) solo Dio (l’essere) è, cioè solo Dio esiste;
2) tutto ciò che di molteplice esiste (noi, gli animali, gli alberi, la materia), in tanto esiste, in quanto partecipe dell’essere, cioè di Dio;
3) il divenire (cioè il tempo e gli effetti che esso produce) è mera apparenza.
Queste tesi appaiono quanto di più antiscientifico possa esistere; qualsiasi scienziato non scommetterebbe, su nessuna di esse, neanche un soldo bucato.
E così la filosofia (e segnatamente l’ontologia) e la scienza divergono irrecuperabilmente; e i tentativi di conciliazione operati da tanti (penso innanzitutto a Geymonat) non hanno avuto risultato, finora.
Se infatti la posizione dell’ontologia appare scientificamente debole, altrettanto debole appare la posizione della scienza quanto alla soluzione dei problemi finali dell’uomo.
"L'amore sopravvive alla morte. // L'amore di cui io parlo qui, non ha niente a che fare col rapporto uomo - donna. L'amore di cui io parlo esiste ed esiste in questo mondo. Si cerca e si raggiunge. Non è facile , certo. Bisogna credere nell'impossibile. Come primo passo.
Bisogna cercarlo da soli. Poi si può tentare di trasmetterlo . Ma è molto difficile. // Preferisco di gran lunga camminare vicino al torrente. o parlare con gli alberi. // Io affido sempre tutto al vento. Al destino".
Sottoscrivo tutto al mille per mille. Senza alcuna riserva o condizione. E non a livello teorico. La faccenda è estremamente pratica.
Hai davvero provato a parlare con gli alberi? Io qui vicino ho tre splendidi cedri del libano, e quando esco col cane, mentre lui gira intorno, mi fermo a parlare con loro. "Sento" la loro vita, la loro sensibilità. Lo sento, che sono molto più vivi di quanto si possa immaginare. Probabilmente anche più di me.
Quanto al destino, non a caso ti parlavo in altro luogo di Diodoro Crono. Vituperato e deriso dai più, a cominciare da Cicerone, ha intuito probabilmente una grande verità. Sta di fatto che, facendo uso di quella sua intuizione, molte cose divengono più chiare, e si può proseguire più agevolmente nella ricerca.
Ma, certo, rimangono sempre frange oscure. Almeno per me e per ora.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 9) di altri utenti.
Nessun problema riesco a vedere quanto all'avatar (ma d'altra parte non sono un drago del PC, e non ho capito bene a quale problema tu alluda). Fammi capire.
Quanto alle frasi in valutazione, ho deciso di attendere (la maggior parte di quelle cose sono abituate ad attendere), ma in compenso di postarne brandelli appena sotto l'avatar, mettendo tra parentesi l'annotazione della provenienza come: da GF, "34 frasi in attesa di valutazione”, lamentazione n…. . Per ora sono solo alla prima lamentazione. Conto di variarle ogni 7-8 ore, almeno… ci rido un po’ sopra, e ho pur sempre “postato” qualcosa!!! (Speriamo che i numeri non crescano oltre il centinaio!!)
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 33) di altri utenti.
No, bea, i soldi si "acchiappano" al numeratore: al denominatore, quanto più ci metti, più rimani in bolletta!!
E purtroppo, al numeratore, di soldi "non ce ne stanno" !!! : )))))))
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 10) di altri utenti.
La cosa davvero forte è che il censore filtra le stupidate, mentre quello che potrebbe anche essere un inizio di cospirazione (ohé, qui si sta parlando di mazzate...) passa tranquillamente tra le maglie del suo setaccio! : ))
Signor censore, ma insomma...
Vediamo se filtra el Che.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 4) di altri utenti.
Salve, Vincenzo. Innanzi tutto il lei non lo voglio e non lo dò: sono un fesso qualunque, come chiunque, e merito il tu, anche meno se credi (vedi oltre).
D'accordissimo su Parmenide. E' il mio filosofo preferito, insieme a Diodoro Crono (quello dell'argomento vittorioso, che non fa parte degli eleatici, ma in pratica come sai riprende e sviluppa le tesi di Zenone).
D'accordissimo anche su Machiavelli. E' la verità, hai visto giusto: non ho alcuna simpatia. Demolizione totale.
Ma quello che non capisco: perché tanti post? Ne bastava uno solo, quello col pirla, e tutto era espresso. : ))
(P.S. tu, fino a pochi giorni fa, eri forse un lupo? Mi pare che anche il lupo si chiamasse Vincenzo!.. Se è così, e proprio vuoi divorarmi, preferisco essere divorato dal lupo!!) :)))))
Senza accordo (anche perché non ci ho capito un tubo), ma – non lo nego - con simpatia. Ho letto alcune tue cose molto interessanti.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 1) di altri utenti.
Chi sa cos'è l'amore, per prima cosa rispetta l'amore altrui.
Un amore che finisce è un dolore di per sè, anche se non ci tocca da vicino; ma se finisce per causa nostra, è un delitto.
Mi permetto di entrare in questa affascinante discussione tra persone che cercano, perché sin da quando ho avuto uso di ragione ho cercato sempre in questa direzione, e qualcosa credo di aver trovato.
Il problema di Vincenzo, a quello che mi pare di capire, riguarda l'apparente conflitto tra l'essere, cui si perviene sia razionalmente che con il cuore, e il divenire che appare. In una parola, l'antinomia tra Eraclito e Parmenide.
Orbene, mi pare evidente che questa antinomia non può essere risolta dalla scienza, perché la scienza indaga il divenire, non l'essere. E dunque è di parte. Si colloca nettamente dalla parte di uno degli elementi dell'antinomia (Eraclito): tant'è che ogni fenomeno fisico viene studiato quanto al suo evolversi nel tempo; e il tempo è appunto nient'altro che il divenire stesso, antitesi per antonomasia del concetto di essere.
Il disagio, per chi cerca (e sente) l'essere e dunque Dio, diviene ancora più stridente per via dei successi che la scienza moderna consegue nell'interpretare e nel prevedere l'evolversi della realtà fenomenica.
Per risolvere il problema, occorre innanzitutto rivisitare il concetto di tempo. Ma, per farlo, bisogna, ancora più a monte, porre l'Essere sul suo giusto piano.
La geniale intuizione di Parmenide ("l'essere è e non può non essere"; "l'essere è, il non essere non è") sembra uno scioglilingua, ma reca in sè implicazioni esplosive, anche al giorno d'oggi. Parmenide ci dice questo: che non può darsi che un qualcosa sia e non sia. Viceversa, la nostra esperienza ci mostra che, con la mediazione del tempo, tutto è e non è. 100 anni fa, nessuno di noi esisteva; molto probabilmente, tra 100 anni, nessuno di noi esisterà. E questo è razionalmente contraddittorio. Ciò che è stato, anche per un solo istante, è e basta, perché ha partecipato dell'essere, e dunque non può "mutarsi" in non essere.
Da questo “scioglilingua” di Parmenide derivano dunque le seguenti conseguenze:
1) solo Dio (l’essere) è, cioè solo Dio esiste;
2) tutto ciò che di molteplice esiste (noi, gli animali, gli alberi, la materia), in tanto esiste, in quanto partecipe dell’essere, cioè di Dio;
3) il divenire (cioè il tempo e gli effetti che esso produce) è mera apparenza.
Queste tesi appaiono quanto di più antiscientifico possa esistere; qualsiasi scienziato non scommetterebbe, su nessuna di esse, neanche un soldo bucato.
E così la filosofia (e segnatamente l’ontologia) e la scienza divergono irrecuperabilmente; e i tentativi di conciliazione operati da tanti (penso innanzitutto a Geymonat) non hanno avuto risultato, finora.
Se infatti la posizione dell’ontologia appare scientificamente debole, altrettanto debole appare la posizione della scienza quanto alla soluzione dei problemi finali dell’uomo.
Bisogna cercarlo da soli. Poi si può tentare di trasmetterlo . Ma è molto difficile. // Preferisco di gran lunga camminare vicino al torrente. o parlare con gli alberi. // Io affido sempre tutto al vento. Al destino".
Sottoscrivo tutto al mille per mille. Senza alcuna riserva o condizione. E non a livello teorico. La faccenda è estremamente pratica.
Hai davvero provato a parlare con gli alberi? Io qui vicino ho tre splendidi cedri del libano, e quando esco col cane, mentre lui gira intorno, mi fermo a parlare con loro. "Sento" la loro vita, la loro sensibilità. Lo sento, che sono molto più vivi di quanto si possa immaginare. Probabilmente anche più di me.
Quanto al destino, non a caso ti parlavo in altro luogo di Diodoro Crono. Vituperato e deriso dai più, a cominciare da Cicerone, ha intuito probabilmente una grande verità. Sta di fatto che, facendo uso di quella sua intuizione, molte cose divengono più chiare, e si può proseguire più agevolmente nella ricerca.
Ma, certo, rimangono sempre frange oscure. Almeno per me e per ora.
Quanto alle frasi in valutazione, ho deciso di attendere (la maggior parte di quelle cose sono abituate ad attendere), ma in compenso di postarne brandelli appena sotto l'avatar, mettendo tra parentesi l'annotazione della provenienza come: da GF, "34 frasi in attesa di valutazione”, lamentazione n…. . Per ora sono solo alla prima lamentazione. Conto di variarle ogni 7-8 ore, almeno… ci rido un po’ sopra, e ho pur sempre “postato” qualcosa!!! (Speriamo che i numeri non crescano oltre il centinaio!!)
E purtroppo, al numeratore, di soldi "non ce ne stanno" !!! : )))))))
Signor censore, ma insomma...
Vediamo se filtra el Che.
D'accordissimo su Parmenide. E' il mio filosofo preferito, insieme a Diodoro Crono (quello dell'argomento vittorioso, che non fa parte degli eleatici, ma in pratica come sai riprende e sviluppa le tesi di Zenone).
D'accordissimo anche su Machiavelli. E' la verità, hai visto giusto: non ho alcuna simpatia. Demolizione totale.
Ma quello che non capisco: perché tanti post? Ne bastava uno solo, quello col pirla, e tutto era espresso. : ))
(P.S. tu, fino a pochi giorni fa, eri forse un lupo? Mi pare che anche il lupo si chiamasse Vincenzo!.. Se è così, e proprio vuoi divorarmi, preferisco essere divorato dal lupo!!) :)))))
Senza accordo (anche perché non ci ho capito un tubo), ma – non lo nego - con simpatia. Ho letto alcune tue cose molto interessanti.